Quando si parla di psicoterapia cognitivo comportamentale, si chiama in causa una tecnica oggi molto utilizzata negli studi degli psicoterapeuti. L’approccio in questione si basa sulla convinzione dell’esistenza di una connessione profonda tra i pensieri di una persona e i suoi comportamenti quotidiani.
Secondo gli psicoterapeuti che seguono questo orientamento – ormai tantissimi anche in virtù della rapidità e dell’efficacia del metodo – le problematiche di una persona, a prescindere dalla loro gravità, sono influenzate soprattutto dalle sue modalità di interpretazione della realtà nel presente.
Caratteristiche e indicazioni della terapia cognitivo comportamentale
La psicoterapia cognitivo comportamentale, che ha iniziato a svilupparsi negli anni Sessanta fino ad arrivare al successo mondiale di oggi, è considerata una tecnica adatta a trattamenti brevi. Può essere applicata sia a singoli pazienti, ma anche quando si ha a che fare con coppie o con gruppi.
Secondo chi la pratica, il paziente che agisce in maniera attiva e consapevole sulle proprie emozioni ha la possibilità di modificare i propri comportamenti e di “aggiustare” alcuni aspetti che impediscono di vivere una quotidianità serena.
Per capirla meglio, è possibile chiamare in causa il cosiddetto modello A – B – C. Ecco come è strutturato:
- Antecedence: con questo termine, si inquadra la condizione in cui si trovava la persona prima dell’insorgenza della situazione problematica che ha determinato la scelta di rivolgersi a un terapeuta.
- Belief: con questa parola, si inquadra invece la credenza che porta alla concretizzazione del comportamento problematico.
- Consequence: in questo caso, si ha invece a che fare con il comportamento problematico vero e proprio.
Partendo da questo modello, il terapeuta si impegna a mettere in atto una ristrutturazione cognitiva, aiutando il paziente a eliminare le proprie false credenze ma anche a gestire i pensieri negativi considerandoli quello che nella maggior parte dei casi sono: soltanto pensieri.
Come funzionano le sedute
Le sedute di psicoterapia cognitivo comportamentale – se stai cercando un terapeuta che applichi questa tecnica, puoi trovare tanti nominativi validi sul sito Psicoterapia Scientifica – hanno una durata media di 50 minuti.
Durante i primi incontri, terapeuta e paziente lavorano assieme con l’obiettivo di dare vita alla cosiddetta alleanza terapeutica, un rapporto basato sulla chiarezza e sull’orientamento a un determinato obiettivo.
Man mano che si procede con la terapia, si arriva al momento in cui il terapeuta somministra dei “compiti a casa” al paziente. Di cosa si tratta? Di indicazioni su piccoli cambiamenti quotidiani. Inoltre, il terapeuta può invitare il paziente a tenere un diario relativo ai propri comportamenti o pensieri relativi a un determinato ambito della vita quotidiana.
Evoluzioni
Negli ultimi anni, la psicoterapia cognitivo comportamentale si è evoluta moltissimo. Oggi come oggi, i terapeuti che la applicano utilizzano anche tecniche come la Mindfulness e l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing. Tra le altre innovazioni degne di nota è possibile ricordare l’ACT (Acceptance and Commintment Therapy), un approccio che riconosce per esempio la realtà della sofferenza psicologica e l’importanza di differenziarla rispetto al dolore. Anche grazie a questa apertura, la tecnica in questione è considerata una delle migliore per chi ha bisogno di un percorso breve.
Detto questo, viene da chiedersi come scegliere il terapeuta. Conta tantissimo il primo incontro, durante il quale è opportuno che si inneschi un rapporto di empatia. Ci si può fidare di un amico che si è trovato bene con un determinato professionista, ma l’ultimo giudizio deve essere personale.
Non bisogna quindi preoccuparsi di vedere anche più di due terapeuti prima di iniziare il percorso. Fino a quando non scatta la molla sopra ricordata, non ci si trova davanti al professionista giusto.