Assertività: come farsi valere senza prevaricare

Negli ultimi anni, si parla sempre più spesso di assertività. Per capire meglio con cosa si ha a che fare quando li si chiama in causa, è utile esaminare l’etimologia. Il termine in questione deriva dal verbo latino “adserere”, che si può tradurre come “affermare”.

Grazie all’assertività, è possibile affermare di volta in volta la propria personalità, facendo, a seconda del momento, quello che si ritiene giusto per la propria realizzazione personale, professionale, emotiva.

Tramite tale atteggiamento, si riesce a mettere in atto un comportamento autorevole ma non autoritario, persuadendo le persone con cui si ha a che fare e riuscendo a convincerli della bontà del proprio punto di vista.

Gli studi sull’assertività

Prima di parlare di come essere assertivi, vediamo un attimo chi, per la prima volta, ha utilizzato il suddetto termine. La parola assertività è stata messa per la prima volta al centro di un percorso di potenziamento negli anni Settanta dagli psicologi Alberti ed Emmons. Per essere davvero precisi in merito alla sua storia, bisognerebbe andare ulteriormente indietro e citare l’opera di Andrew Salter, il primo studioso a mettere in primo piano le caratteristiche della persona assertiva.

Come essere assertivi

Cosa bisogna fare per mettere in atto un comportamento assertivo? Chi vuole imparare a farsi valere senza prevaricare deve innanzitutto avere una buona autostima. Se si pensa di valere poco o nulla, è molto difficile riuscire a convincere gli altri della bontà del proprio punto di vista. Anzi, il rischio è anzi quello di adottare un atteggiamento passivo nel migliore dei casi e aggressivo nei peggiori, con conseguenze per nulla positive sulla propria immagine in contesti lavorativi e non solo.

Un altro aspetto fondamentale da curare è la comunicazione. Bastano dei dettagli apparentemente insignificanti per svoltare la situazione. Qualche esempio? Il fatto di parlare con un tono di voce chiaro ma non eccessivamente alto senza dubbio aiuta. Lo stesso vale per l’eliminazione o la forte diminuzione di verbi al condizionale. Se possibile, è il caso di modulare anche l’utilizzo di termini che esprimono il dubbio, come per esempio “forse”.

Tra gli “ingredienti” per praticare in maniera efficace l’approccio assertivo compare anche il fatto di sapere vedere le critiche altrui come degli incentivi per crescere e non come un attacco alla propria persona. Rimanendo sempre nell’ambito dell’approccio alle critiche, ricordiamo che è fondamentale evitare sia l’atteggiamento passivo, tipico di chi subisce qualsiasi considerazione degli altri, sia quello aggressivo che, come già detto, si contraddistingue per l’incapacità di vedere le eventuali critiche come qualcosa di diverso da un attacco feroce al proprio essere.

Per essere assertivi, è essenziale saper gestire cono buonsenso anche l’autocritica. Ciò significa, per esempio, essere in grado di esaminare in maniera razionale i propri pensieri. Un esempio tipico è il rapporto con quelli negativi. La persona che mette in pratica l’assertività, ogni volta che li sente arrivare, è opportuno valutare la presenza di prove concrete a favore della loro presenza.

Proseguendo con i consigli fondamentali per essere assertivi, è necessario citare l’importanza di saper gestire i conflitti. Onde evitare sia l’atteggiamento passivo, sia quello aggressivo, è essenziale essere in grado di controllare i propri atteggiamenti nei momenti di nervoso.

L’individuo in grado di far valere il proprio punto di vista senza prevaricare le opinioni altrui, è infatti consapevoli che, tramite una gestione lungimirante, è possibile fare in modo che ogni conflitto diventi un incentivo per crescere sia in ambito personale, sia quando si parla di professione.